Immaginare IRNA e poi…
di Gianfranco Cavallo
Immaginare, al di là dei confini geografici e amministrativi, una città “accogliente” in cui storia, cultura e ambiente si intrecciano indissolubilmente, suggerendo agli abitanti ed ai visitatori una nuova, sorprendente, realtà.
Qui, nell’area di Fratte individuata come nucleo centrale, l’arrivo della modernità – la costruzione dell’insediamento industriale cotoniero degli “svizzeri” – ha consentito la scoperta del sito antichissimo, forse denominato Irna, sorto sulle rive del fiume Irno, luogo di scambio tra gli etruschi discesi dal nord, i greci insediati a sud e le popolazioni italiche dell’interno. Il fiume, nei tempi antichi forse navigabile, aveva favorito i commerci e poi, trascorsi più di due millenni, è diventato forza motrice per le filande, i mulini (e pastifici), per una nuova fiorente economia che coniugando gli elementi primordiali attraverso la lavorazione dell’argilla, con l’acqua, con il fuoco, con il vento (il marino) produceva, e ancora produce (Fornace De Martino a Rufoli di Ogliara), laterizi e manufatti di grande sapienza artigianale.
Immaginare di proporre un’aggregazione al tempo stesso complementare e alternativa alla città di Salerno, sviluppatasi nella sua dimensione costiera dai romani in avanti, un riequilibrio tra periferia, provincia e capoluogo, una riscoperta di saperi e valori, sulla scorta anche dell’intuizione che negli anni ’70 del secolo scorso alcuni architetti (Catena, Cuomo, Ler) ebbero producendo quella mostra e catalogo intitolati significativamente “La via dell’acqua la via del fuoco”.
La ferrovia con i suoi treni a vapore sostituiva la via fluviale, nuove lingue si erano alternate nei secoli sovrapponendosi in un cospicuo palinsesto che occultava le antiche da tempo dimenticate, uomini nuovi attendevano di essere soppiantati dai nuovissimi in un ciclo interminabile e inesausto.
Condurre un’analisi territoriale che evidenziasse le tante notevoli emergenze che costellano questo territorio, e che sono il frutto dell’intelligenza e del lavoro delle migliaia, centinaia di migliaia, di donne e uomini, ingegneri e braccianti, sacerdoti e operaie, artigiani e medici, insomma donne e uomini che nel corso dei secoli hanno protetto e trasformato il proprio ambiente.

Elaborare quindi un progetto che desse un connotato realistico a quanto immaginato e studiato. Infine proporlo alle istituzioni (Soprintendenza ABAP di Salerno, Provincia di Salerno, Comune di Salerno, Comune di Pellezzano, Comune di San Mango Piemonte), alle scuole, alle varie realtà produttive e associative presenti nell’area, agli stakeholders, per ottenere gli indispensabili feedback e le necessarie collaborazioni imprescindibili per affermare l’esistenza di una città non invisibile, come quelle immaginarie del bellissimo libro di Italo Calvino, ma ospitale, articolata in percorsi in grado di offrire racconti ed esperienze: questo in sintesi il lavoro fatto e che qui viene presentato non come un traguardo raggiunto, ma come tappa essenziale per la crescita futura del progetto.
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